Creatività e atto creativo

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Creatività e atto creativo. Il percorso affrontato fino ad adesso è stato mettere in luce che la vera natura dell’uomo non sia solo quella di un organico evoluto, ma abbia proprietà innate che gli permettono l’accesso a un’area trascendentale. A tal proposito il tema dell’arte assume una particolare importanza quando l’arte scaturisce da un atto creativo e non sia sola espressione di creatività.

Prof, Elio Bava

Ora credo sia necessario prima di affrontare il tema della filosofia dell’arte fare una distinzione su cosa s’intenda per creatività e cosa s’intenda per atto creativo. L’atto creativo nell’arte è l’origine dell’atto stesso ovvero quel quid divinum quel prima che l’intuito raccoglie e il pensiero trasforma in qualcosa di comprensibile entrando in relazione con il soggetto ricevente. La creatività invece è risolvere o rielaborare attraverso nuovi punti di vista logici problemi o progetti partendo da esperienze acquisite quindi da qualcosa che già esiste nell’esperienza . Quindi la creatività riguarda qualcosa che già esiste che è già esperienza e che trova nuove soluzioni. Famosa frase di Archimede – eureka- riferita alla soluzione di un problema.

Van Gogh

Nel caso dell’arte la creatività si esprime attraverso una trasformazione originale e innovativa di un qualcosa già presente in natura e nel dipinto. La quercia di Mario Schifano la rappresentazione del tronco della quercia non è fedele a quella che osserviamo in natura, ma è interrotta da spazi obliqui bianchi in questo caso il pensiero va a raccogliere l’immagine della quercia per poi rielaborarla e trasformarla in un’immagine con contenuti diversi quindi la creatività ha un tempo lungo perché è legata all’elaborazione del pensiero e alle gerarchie associative.

L’atto creativo invece è immediato non ha intervalli di tempo è un attimo che emerge dal silenzio del pensiero che l’istinto dell’intuizione fa proprio e rimanda poi al pensiero che trasforma in forma, l’atto creativo nell’opera d’arte non è riconducibile all’esperienza diventerà esperienza nel concretizzarsi e sarà una nuova esperienza. Esso è un lampo una illuminazione prima del reale il dopo è già il creato è reso. Ma questo qualcosa che prima non c era e improvvisamente c’è da dove nasce qual è l’origine se non c è un prima o meglio se il prima è già un prima di essere animati un qualcosa al di fuori della natura e della realtà sensibile o come mi piace dire qualcosa che sta al di là del perimetro della fisica. Un quid astratto irreale che emerge nel reale che appare in un tempo infinitesimale perché non c è un intervallo di tempo tra l’intuizione che raccoglie l’illuminazione e il pensiero che trasforma. Il tutto accade in contemporaneità eludendo ogni riflessione e producendo una nuova realtà, un nuovo apparire nel mondo come può essere quello dell’opera d’arte che si realizza improvvisamente senza alcun rimando a un pensiero antecedente una rivelazione dall’eterno che solo il miracolo della vita può raccogliere.

Interessante è l’intervento di Marcel Duchamp animatore del dadaismo e del surrealismo ideatore del concettualismo in una conferenza nel 1957 tenutosi alla federazione americana delle arti a Houston nel Texas sul tema il processo creativo nell’arte. Duchamp afferma che nell’atto creativo l’artista agisce al di la del tempo e dello spazio come un medium quindi sul piano estetico non è cosciente. L’opera d’arte è il risultato di un prodotto che non può essere tradotto in un’autoanalisi in quanto durante l’atto creativo l’artista non è cosciente. Duchamp voleva significare che il quid divinum arriva al pensiero dell’artista in maniera autonoma e indipendente senza che il pensiero stesso rimuova un pensiero antecedente. Allora possiamo affermare che l’origine dell’atto creativo coincide con la nostra origine perché è tale solo per il nostro esserci sfuggendo a ogni definizione in quanto la definizione non definisce perché non distingue, ne lo può dimostrare se non è oggetto della coscienza.

 A tal proposito, mi piace ricordare il 17 -13 canto del purgatorio di Dante, dove Dante e Virgilio escono dal fumo che avvolge la terza cornice qui la mente del poeta toscano, è colpita da una forte immaginazione che sottrae l’intelletto a ogni stimolo dei sensi. Dante, si chiede se questa immaginazione non appartiene alla realtà terrena, allora la sua origine è nel celo o per volere divino – o immaginativa che ne rube talvolta si di fuor chom non s si accorge perché dintorno suonin mille tube chi move te se il senso non ti porge moveti lume che nel cel s informa per se o per voler che giu lo scorge e ciò è immaginazione che talvolta ci dissoci – ne rube – al di fuor della realtà circostante al tal punto da non accorgersene nemmeno nel caso in cui tutti intorno suonino mille trombe chi ti mette in moto se non ti vengono offerti stimoli? – il senso non ti porge – ti muove una luce che nei celi si origina per se o per volontà divina. E’ straordinaria l’affermazione per se o per volontà divina questo distinguo tra un Dio creatore cioè una volontà divina o un area transcedentale che si autoproduce da se stessa in ambedue i casi si comprende che entrambe le manifestazioni appartengono al trascendente e che l’essere umano ne è collegato facendone parte.                                    di  Elio Bava

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