Enrico Cassia: “Papua Nuova Guinea, giungla e tribù cannibale”
Spedizione in Papua Nuova Guinea: occorre essere amanti dei viaggi più ardui, come i gran viaggiatori Pino Pulice ed Enrico Cassia, per avventurarsi nell’incognito in territori incontaminati, incontrare popolazioni selvagge, sconosciute. Cliccare sulle foto per ingrandire.
ROMA. Nella sede dell’Associazione “L’Angolo dell’avventura” e annessa Libreria, si è tenuta, con ampia presenza e gradimento di numerosi soci, l’annunciata narrazione della spedizione in “Papua Nuova Guinea”, vissuta e raccontata, con dissertazione ampia e dettagliata dell’architetto e gran viaggiatore Enrico Cassia, che assieme al suo ispiratore gran viaggiatore per antonomasia Pino Pulice, ha dato inizio alla serata. Narrazione preceduta, da un’anteprima canora dello stesso Enrico Cassia, che ha esibito il suo repertorio di brani in lingua inglese accompagnato dalla tastiera di Paolo Freschi.
Ha fatto seguito una cena preparata dalla stessa associazione “L’Angolo dell’avventura”, gustata dai soci Barbara Zapproli (architetto) Gianni De Nicola (medico) Raffaele Baldino (promotore finanziario) Marina P. Floris (scrittrice) Ernesto D’Antonio (insegnante) Paolo Maria Floris (dottore) Paola Napolitano (geologa) Pino Pulice (viaggiatore) Maria Giovanna Uccellatore (dottoressa) Orietta Corsi (casalinga) e le signore Carla Barozzi e Franca Tagliaferri. Terminata la cena, il socio e noto architetto Enrico Cassia ha narrato la sua seguente spedizione in “Papua Nuova Guinea”.
“Arriviamo – esordisce Cassia – con un piccolo aereo indonesiano a Wamena, capoluogo della regione Irian Jaya (oggi West Papua) situato a 1600 metri di altezza nel segmento occidentale indonesiano dell’isola di Papua Nuova Guinea, seconda al mondo per dimensioni, equidistante fra Asia e Australia dal clima tropicale caldo umido e con probabili piogge”.
“Scesi dall’aereo, ci troviamo in ambiente remoto”. “Primo impatto è vedere persone vestite frammiste a donne e uomini quasi completamente nudi”. “Gli uomini (vedremo meglio avanti) sono dotati di astucci penici”. “Le donne indossano gonnelle di foglie”.” Alcuni sono intenti a mercanteggiare prodotti locali”. “In quel remoto brulicare, non mancano i missionari”.
“Per proseguire la spedizione e inoltrarci nella giungla, ci occorreva qualcuno che potesse guidarci e accompagnarci, trovato poi, in un esperto di nome Franz, che badava presto, a organizzare una squadra di portatori indispensabili per trasportare tutto il necessario per affrontare la spedizione, come tende per dormire, rifornimenti di viveri, bevande, medicinali e quanto utile per autogestirci ed essere assolutamente autosufficienti, tranne il fuoco per scaldare cibi e bevande, cui provvedevano i portatori con loro metodo primitivo”.
“Iniziata la spedizione, ci troviamo in una giungla tanto spettacolare e sbalordente, quanto straboccante di foreste pluviali, tropicali, situata al centro di un’impervia catena montuosa, che supera i 5.000 metri di altezza, coperta di nevai e ghiacci perenni, nonostante sia sotto l’equatore, con pianure allagate e pantani a formare una delle maggiori foreste del pianeta”.
“Irian Jaya, è quindi di una delle zone più selvagge e sconosciute della terra, abitata da nativi ostili, dove, ancora oggi, non esistono strade e dove ci si può muovere soltanto a piedi, in barca o in aerei, pertanto l’accesso in quelle aree, è possibile unicamente alle coste”. “Se però si considerano i grandi giacimenti di oro e rame insiti nel territorio, riesce difficile spiegarsi il perdurare di tale isolamento e disinteresse da parte dello Stato Papua Nuova Guinea, che pur essendo indipendente, è una monarchia parlamentare, parte del Commonwealth, con capo il sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord”. Dall’8 settembre 2022 il re è Carlo III
“Ora siamo nel cuore della Guinea occidentale, zona con la maggiore concentrazione di tribù primitive Papua, ma molto diverse fra loro, compreso le più piccole, per ubicazione, habitat, economia, linguaggi, costumi”. “Qui conosciamo i più famosi e numerosi Dani”.
“Abitano nella magnifica valle montana del Beliem, unica zona turistica di tutto l’interno pur se raggiungibile (com’è toccato a noi) solo con piccoli aerei, con stupendi scorci alpini, laghi, cascate, grotte e canyon”. “La rete di sentieri che collega i villaggi, ci consente di fare trekking passando anche su ponti sospesi”.
“Gli uomini (come accennato sopra) sono completamente nudi ma dotati di un astuccio penico ricavato da una zucca, dove sembra nascondino, anche tabacco e soldi”. “Si colorano e decorano il viso e parti del corpo con grasso cenere, argilla e adornano il capo e il corpo con piume, zanne animali, anelli nelle orecchie e nel naso”.
“Le donne indossano (come detto) gonnelle vegetali”. “Mangiano in prevalenza patate dolci e carne di maiale”. “Uomini e donne dormono in capanne separate”. “Oggi, sembra che i Dani abbiano abbandonato il cannibalismo e guerre, sostituiti da lotte, esibizioni, danze”.
“In quei luoghi dove domina sovrana la natura con pluralità di flora e fauna, si possono incontrare canguri, serpenti, coccodrilli, varani, le lucertole più lunghe al mondo, grandi farfalle, tantissimi uccelli variopinti, pappagalli”.

Gli amici Pino Pulice ed Enrico Cassia mentre raccontano le proprie esperienze di grandi viaggiatori
“Quello che maggiormente emerge e meraviglia etnograficamente e antropologicamente, sono le popolazioni umane nascoste nell’interno delle giungle: circa cento tribù con altrettanti dialetti, alcune ancora ignote, o che comunicano solo a gesti”. “Hanno conosciuto la nostra specie, all’incirca negli anni ’60 del secolo scorso”. “Tutte le tribù, hanno mantenuto i propri costumi atavici nonostante molti abbiano conosciuto l’evoluzione attraverso l’incontro di visitatori e missionari”.
“I Dani, sono una specie melanesiana, con pelle scura e capelli crespi, rimasti fermi alla preistoria”. “Non conoscono il ferro, usano soltanto strumenti di pietra sbeccata, legno e osso, vivono di caccia, altri di pesca e raccolta di frutti spontanei, allevano polli e maiali”. “Sono sostanzialmente scorbutici e bellicosi, collezionano teste mozzate dei nemici e soprattutto, erano o “sono” cannibali fino alla ferocia, capaci di mangiarsi a pezzi o di cuocere le prede ancora vive”.
“I Koroway vivono in una foresta pluviale raggiungibile solo in canoa”. “Sono cacciatori e raccoglitori seminomadi fermi alla preistoria e ignari del restante mondo. Sono anch’essi nudi, ma con foglie di banani sul pene e abitano in capanne sugli alberi per proteggersi da animali, insetti, nemici e inondazioni”. “Sono conosciuti dal 1974”.
“Gli Asmat abitano in acquitrini della foresta nella pianura meridionale”. “Sono noti da circa cinquanta anni, vivono di caccia e pesca”. “Abitano in capanne su palafitte lungo i fiumi”. “Sono bellicosi, cacciatori di teste, cannibali. Usano macabri cuscini e trofei di crani delle loro vittime”. “Fanno cerimonie funebri e sono esperti scultori del legno da cui ottengono maschere, tamburi, lance, totem, pagaie”.
Salvatore Cuozzo Ciaravolo