LA LEGALITÁ, LA NORMALITÁ E IL BUON SENSO: CONVENTION DEL MEZZOGIORNO

LA LEGALITÁ, LA NORMALITÁ E IL BUON SENSO: CONVENTION DEL MEZZOGIORNO

Legalità e normalità. Valori fondamentali evocati nel convegno “La legalità, la normalità e il buon senso” organizzatoda Confartigianato Imprese venerdì 14 settembre presso la Camera di Commercio di Napoli, nell’ambito della Convention del Mezzogiorno.

Un pomeriggio appassionante di confronto fra imprenditori, istituzioni e cittadini; ultima tappa di avvicinamento, dopo L’Aquila e Bari all’evento conclusivo del 4 e 5 ottobre a Palermo, che ha visto la partecipazione del Presidente Nazionale, Giorgio Merletti e del Vice Presidente con delega al Mezzogiorno, Filippo Ribisi.

Un appuntamento biennale, ormai tradizionale, articolato in sessioni tematiche, nel corso delle quali il sistema federale si confronta sulle politiche di sviluppo per le aree meridionali del Paese, i cui operatori economici e sociali vengono lasciati sempre più soli, come denuncia l’ultimo rapporto SVIMEZ, pur in presenza di un tessuto produttivo al passo con la ripresa nazionale e internazionale.

Un capitale umano straordinario che, con sempre più determinazione, lotta contro il cancro della criminalità organizzata, come sottolinea il Presidente di Confartigianato Imprese NapoliEnrico Inferrera. «Napoli è la città che, negli ultimi dieci anni, ha fatto della battaglia all’illegalità un tema centrale, intorno al quale ha saputo unire le forze migliori – afferma Inferrera ribaltando nel suo intervento, il concetto di metropoli capitale dell’illegalità – Siamo stanchi di essere l’emblema di un malessere nazionale e, la nostra Associazione di Categoria è, da sempre in prima linea, lavorando incessantemente alla costruzione di forti reti

territoriali sostenendo, attraverso la cultura, l’impegno sociale e imprenditoriale. Napoli è una città che resiste all’illegalità». In linea con questa visione, il Sindaco Luigi De Magistris che distinguela legalità reale, da quella formale: «quella che persegue una persona perché clandestina, ma non la Finanza criminale – afferma il Primo Cittadino – Oggi la nostra città, pur senza soldi, è la prima per crescita turistica e culturale in Italia, fancedo registrare anche, ed è questa la vera sfida, tanti ritorni. Il vero problema del Sud, non è l’immigrazione, ma l’emigrazione. Appartenere alla terra è un processo di liberazione, abbiamo tanti problemi, ma

dall’Amministrazione la corruzione è stata cacciata e nelle classifiche che ci vedono sempre ultimi, mancano sono costantemente escluse la cultura e le startup». La città partenopea detiene, infatti, il primato nazionale delle nuove imprese fondate da giovani. Ne parla l’Assessore ai Giovani e alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, Alessandra Clemente, raccontando il programma Sviluppo Napoli che scommette sulle nuove generazioni e la loro intraprendenza: «di solito si dice che un finanziamento che non richiede restituzione sia a fondo perduto, ma come può esserlo il

sostegno ai propri giovani? Se non crede in te la tua stessa città, chi può farlo? Senza economia non si vive e se non c’è un sistema legale, allora si cade nelle reti della disperazione, fatta di spaccio e contraffazione. Queste realtà lavorative, presenti in città, che recuperano luoghi storici, avviano iniziative artigianali e commerciali, sono la dimostrazione di come Napoli, stia facendo i conti con le pagine più buie e dolorose del proprio passato». Prossimo a concludere la propria esperienza istituzionale, il Commissario Straordinario della Camera di Commercio Girolamo Pettrone, ringrazia la Confartigianato per il sostegno ricevuto in questi anni, ma denuncia la solitudine nella quale ha spesso operato: «questi anni sono stati molto belli ed entusiasmanti, ma troppo spesso è stato difficile lavorare, a causa di resistenze nel contesto intorno a noi. Eppure, il nostro territorio, con quasi trecentomila imprese, è molto attivo». «Attraverso l’utilizzo dei beni comuni e di quelli espropriati, che ha sostituito l’antimafia sociale un po’ bacchettona con un sistema che, producendo lavoro, si sostituisce alla Camorra compra-coscienze,

Napoli sta davvero raccontando una storia diversa» dice nel suo intervento Ciro Corona, mediatore per i beni confiscati, operatore sociale, fondatore della Cooperativa Sociale (R)esistenza nata dall’omonima associazione e cofondatore della rete delle R-esistenze Meridionali. Gestisce il Fondo Rustico Amato Lamberti, il primo bene agricolo confiscato della città che ha consluso con un’azienda napoletana un contratto per la produzione di centocinquantamila barattoli di pomodori pelati e nel quale nel 2017 hanno lavorato cinquantasette detenuti; persone che sono riuscite a cambiare vita.

E di legalità come bene-essere delle persone e delle comunità parla la sociologa della cooperativa ERA Virginia Capuano: «negli ultimi anni in città si respira un’aria diversa; giorno dopo giorno proliferano realtà che valorizzano i beni confiscati alla Camorra e, con esse, crescono un nuovo senso di partecipazione e di cittadinanza attiva, che rendendo il nostro territorio un modello per il resto d’Italia e, perché no, del mondo!». Virginia racconta l’esperienza del social bazar di Via dei Tribunali, nel cuore del centro antico, in cui si vendono prodotti realizzati sui beni confiscati, nelle carceri, nei centri di salute mentale, o per l’inclusione lavorativa: «si chiama “Che Follia!” ed è, sotto molti aspetti, veramente folle; la prima a crederci e scommetterci è stata la Confartigianato di Napoli, che ci ha messo in contatto con imprenditori responsabili, che hanno accolto e formato persone con disagio psichico. Un’apertura della quale ringrazio il Presidente Enrico Inferrera e tutta l’Associazione. Come diceva uno dei nostri utenti: vendiamo qualità, raccontiamo storie e regaliamo emozioni». «Gli schemi criminali si sono enormemente evoluti trasformandosi e insinuandosi dentro percorsi che appaiono legali e diventando, peciò, pericolosi.

Nell’ultimo decennio le denunce relative a condotte di usura sono più che raddoppiate, ma i dati statistici vanno osservati con attenzione quando si lavora con fenomeni complessi come la ‘Ndrangheta, in grado di nascondersi nei meandri dei rapporti fra le persone e obbligandoci tutti a cambiare prospettiva, perché il Coraggio è un concetto collettivo» sottolinea il Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Anche Roberto Montà sindaco di Grugliasco, in provincia di Torino e Presidente dell’Associazione “Avviso Pubblico” che mette in rete comuni e territori in lotta contro

la criminalità per promuovere il territorio come Bene Comune, racconta i meccanismi che sono alla base del controllo della società: «si accosta sempre la Mafia alla politica e ad alcuni territorio, ma l’esperienza di Mafia Capitale dice che si tratta di fenomeni presenti ovunque, basati su dinamiche che hanno bisogno di costruire rapporti privilegiati con la burocrazia». «Il Sud ha bisogno, prima di ogni altra cosa, di recuperare il senso della comunità e di vedere colmato il divario infrastrutturale di cui soffre» afferma Ribisi elencando il decalogo del Buon Senso in cui figura anche l’onorabilità della persona, intesa come valore individuale.

E di recupero dei rapporti personali si occupano anche Giampaolo Palazzi e Fabio Menicacci, rispettivamente Presidente e Segretario dell’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati (ANAP) di Confartigianato impegnati nella prevenzione delle truffe ai danni dei pensionati.

Mentre il prof. Giorgio Bolondi, docente di Didattica della Matematica alla Libera Università di Bolzano, ha spiegato qualche trucco matematico per i rispetto delle regole nella società. La conclusioni sono state del Presidente Nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti: «per fare impresa in Italia è necessario essere un po’ pazzi, perché da troppo tempo non si attribuisce il giusto valore alla competenza e alla qualità. Non ci sono più percorsi di apprendistato, o contratti di lavoro continuato, necessari per formare una figura di qualità, un patrimonio vero per la comunità. È il lavoro che dà dignità alla persona; non abbiamo bisogno di un reddito di cittadinanza, ma di un lavoro di cittadinanza soprattutto qui al Sud, dove la voglia di fare impresa è tanta».

 

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