Virginia Raggi: scelte incaute

Virginia RaggiNegli ultimi giorni dalla giunta del neo sindaco di Roma Virginia Raggi si sono dimessi alcuni membri seguiti dal direttorio istituito da poco per coadiuvarla. La polemica mediatica è solo fumo e probabilmente la Raggi rifletterà sull’essersi incautamente affidata a persone estranee a M5S

Ieri, al comizio tenuto a Nettuno di Beppe Grillo nel confermare piena fiducia a Virginia Raggi, ha fatto autocritica: “Un errore ingenuo” e posto nuovamente l’accento sulle macchinazioni dei partiti politici avversi, responsabili con le lobby romane della disastrosa gestione di Roma, complici i media, concentrati a creare uno scandalo che in realtà non c’è. Luigi Di Maio, vice-presidente della Camera e possibile candidato premier pentastellato, aveva anch’egli ammesso di aver sottovalutato il caso Muraro.

Virginia Raggi e Paola Muraro

Virginia Raggi e Paola Muraro

Le notizie sul trasferimento di Raffaele Marra, già vice-capo di gabinetto della Raggi, al dipartimento dello sviluppo economico e sul ridimensionamento dello stipendio di Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della Raggi, si erano diffuse già nella serata del 7 settembre. Virginia Raggi difendeva Paola Muraro, assessore all’Ambiente della giunta capitolina, e non pareva intenzionata a tornare sui suoi passi circa l’annuncio di affidare l’assessorato al bilancio all’ex procuratore regionale della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis, poi l’intervento chiarificatore di Grillo.

Nella giornata di ieri il direttorio romano con la senatrice Paolo Taverna, l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale Gianluca Perilli  (che come detto avrebbe dovuto coadiuvare l’azione di governo del sindaco Raggi) si sono è dimessi. Similmente ha fatto l’assessore al bilancio risultato indagato per presunto abuso d’ufficio. E’ stata di conseguenza accantonata la sua nomina al bilancio, oggetto di polemiche nei Cinque Stelle per le relazioni del De Dominicis con alcuni collaboratori dello studio legale di Cesare Previti, è stata accantonata.

I fatti di ieri chiudono la settimana più difficile per il neo-sindaco. Per tutto luglio e agosto si erano susseguite voci di dissensi e conflitti all’interno della giunta. La situazione era precipitata tra il 31 agosto e il primo settembre quando, alle dimissioni di Carla Ranieri da capo di gabinetto del sindaco erano seguite quelle di Marcello Minenna, superassessore al bilancio al comune di Roma, una nomina a suo tempo sostenuta anche da Luigi Di Maio. Con Minenna erano andati via pure Marco Lettighieri e Armando Brandolese rispettivamente direttore generale e amministratore unico di Atac. L’ultimo addio era stato quello di Alessandro Solidoro, presidente dell’Ama.

Grillo e Di Maio a Nettuno

Grillo e Di Maio a Nettuno

Questa serie di dimissioni, che parevano iniziate con le polemiche sull’elevata retribuzione che sarebbe spettata Carla Ranieri, circa 193 mila euro annui, con l’acquisizione di nuovi particolari tramite le cronache capitoline si è rivelata essere uno scontro tutto politico che opponeva Ranieri e Minenna a Marra e Romeo. Questi ultimi due erano già stati oggetti di vivaci critiche da parte di alcuni consiglieri comunali del M5S perché ritenuti troppo vicini agli ambienti di destra della capitale: in particolare per la loro collaborazione con Gianni Alemanno e Renata Polverini.

La seconda tegola è caduta il 4 settembre quando la Raggi, di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, accompagnata da Paola Muraro, ha ammesso di essere a conoscenza da fine luglio che il suo assessore all’ambiente era indagato. L’inchiesta prese il via da un filone di Mafia Capitale, riguardo alla gestione dell’impianto smaltimento rifiuti dell’Ama Rocca Cencia. La Raggi e la Muraro affermarono che della questione direttorio nazionale non sapeva ma probabilmente almeno Luigi Di Maio fu informato già il 4 agosto dell’indagine che interessava la Muraro.

Tangentopoli e più di vent’anni di scandali quasi quotidiani hanno esasperato i cittadini portandoli a un insofferenza sacrosanta verso qualsiasi politico che sia anche solo sospettato di illecito. Questo atteggiamento, però, conduce ad alcune distorsioni nella percezioni di ciò che realmente accade. Il caso Muraro sembra sommarle tutti.

In effetti,  il caso Muraro non nasce dall’indagine in sé ma dal fatto che fino al 4 settembre lei e la Raggi hanno mentito o, più precisamente, hanno eluso le domande che le erano rivolte a proposito di un suo possibile coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria. Qui non si vuole certo denunciare il giustizialismo come veniva fatto dai sodali berlusconiani per salvaguardare privilegi politici o di casta ma piuttosto con l’intento di denunciarne alcune aberrazioni e limiti. Dopotutto, a livello giudiziario, cosa si sa sul caso Muraro? A parte quanto già scritto poco sopra, pressoché nulla.

Si è portati a considerare gli indagati già colpevoli dei reati che si pensa possano aver commesso. Si trascurano un serie di nozioni giuridiche fondamentali. Per esempio, cos’è un avviso di garanzia? Nel caso un cittadino presenti una denuncia, il magistrato competente fa una prima e generale verifica per decidere se ciò che è stato denunciato sia possibile o no: se gli esiti dei primi accertamenti sono negativi si va verso l’archiviazione, nel caso in cui abbia dei riscontri positivi sulla notizia di reato deve approfondire con indagini di quanto sia fondata l’accusa e per questo iscrive nel registro degli indagati l’accusato; poi, entro due mesi è obbligato a dare comunicazione all’interessato dell’iscrizione. Tutto questo, però, non implica nessun giudizio di merito del magistrato, non vi è nessuna constatazione di colpevolezza, è un percorso automatico di atti previsti dalla procedura.

Più che altro, per un amministratore pubblico i problemi dovrebbero porsi di fronte a un rinvio a giudizio, ovvero quando c’è da sostenere il processo. Anche perché è con la richiesta di rinvio a giudizio che normalmente si dovrebbero conoscere le carte e avere più elementi per capire l’imputato di cosa è accusato e la gravità dei fatti che gli vengono contestati. Fra l’altro, a voler essere precisi, l’avviso di garanzia non dovrebbe essere reso pubblico prima della fine delle indagini preliminari, poiché è posto a garanzia del cittadino indagato e della riservatezza delle indagini: non bisogna dimenticarsi del segreto istruttorio che grava su tutti i soggetti che sono a conoscenza dell’atto di indagine. Il suo scopo è proteggere la ricerca della verità giudiziale rispetto ad azioni che possono mettere a repentaglio una tempestiva acquisizione delle prove.

Queste riflessioni non provengono soltanto da chi scrive ma nei giorni e nei mesi scorsi sono state portate avanti con alterne fortune da personaggi come Aldo Giannuli, storico e consulente del M5S in questioni elettorali e di politica estera, che non è sospettabile né di simpatie verso l’establishment partitico né di avversione preconcetta verso i pentastellati. Il M5S, con le sue denunce, ha avuto il merito di smuovere le paludi limacciose della politica italiana ma ora corre il rischio di essere fagocitato dalla sua stessa voglia di onestà politico.amministrativa scarosanta.

Andrea Cerasuolo

 

 

 

 

 

 

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