Biagio Izzo e Peppe Barra al Teatro Augusteo dal 21 febbraio al 2 marzo

I due artisti partenopei propongono il nuovo spettacolo “Come un Cenerentolo”

 

 

 

Biagio Izzo in di Margherita De Falco

 

Dopo il successo ottenuto da Biagio Izzo in autunno e durante le feste natalizie con la commedia “Esseoesse” rappresentato al Teatro Augusteo e Cilea, il comico partenopeo fissa un secondo appuntamento con il pubblico dal 21 febbraio al 2 marzo nuovamente al Teatro Augusteo, dove proporrà un nuovo lavoro intitolato “Come un Cenerentolo”, questa volta sarà in scena con lo straordinario artista Peppe Barra.

Intanto ricordiamo il successo ottenuto da Izzo con la commedia “Esseoesse” scritta da Bruno Tabacchini e dallo stesso Biagio per la regia di Claudio Insegno.

La storia racconta di un turista in vacanza a Sharm el Sheikh “naufragato”, a causa di un’avaria dell’aereo, nel deserto del Sahara, durante un’escursione alle piramidi d’Egitto. Il comico partenopeo manifesta tutta la sua capacità di far ridere, proponendo scene divertenti, tra miraggi, allucinazioni e strani incontri fra cui quelli con l’altro protagonista dello spettacolo Francesco Procopio che tiene la scena con trovate e guizzi esilaranti.

II pubblico si rivede in tutte le sue debolezze, e il testo riesce a cogliere i punti deboli, le insicurezze, i tic più comuni della società moderna come l’uso maniacale del telefonino, l’ossessione per face book e gli altri social network, la frenesia per i viaggi più avventurosi (ma spesso deludenti e affrontati con disagio solo per imitare gli altri) pur di fare qualcosa di straordinario, sennò che vita grama!

Tutti questi temi sono il motivo conduttore intorno al quale s’intreccia la trama e fungono anche da spunti di riflessione, seppure in un clima di amenità e spensieratezza. Così come alcuni argomenti di attualità sono trattati con spirito satirico.

Le caricature dei personaggi che si alternano sulla scena rilevano le paradossali verità del mondo che ci circonda. Infatti, non è facile riuscire a ironizzare su argomenti scabrosi come quelli che si riferiscono ai misfatti compiuti nella tristemente nota Terra dei fuochi. Si tratta dell’area territoriale tra Qualiano, Giugliano in Campania, Caivano, Acerra, e altre zone della campagna campana in cui da molti decenni si sono verificati versamenti di rifiuti industriali tossici e nucleari provenienti dall’Italia ed Europa settentrionale.

In particolare, in quelle zone si sono verificati roghi di rifiuti industriali, donde l’appellativo “Terra dei fuochi” i cui fumi diffondono nell’atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui diossina, responsabili di alto tasso di tumori.

La tragedia di questo crimine è rappresentata con comicità acuta e pungente dallo sketch in cui Francesco Procopio, nei panni del contadino di Acerra che duetta con Biagio Izzo, turista per caso.

Questa scena è sì una gradevole caratterizzazione, ma anche una denuncia, come lo spettacolo nel suo insieme che ha un impianto tipicamente cabarettistico. Il contadino, si diceva, si rivolge a un immaginario milanese seduto in platea e, col marcato quanto grottesco accento delle zone dell’hinterland, lo apostrofa accusandolo di essersi permesso di inquinare il suo terreno con la propria “monnezza” e lo chiama cafone.

La qual cosa, provenendo da uno che parla così, suscita da parte del pubblico una cascata ininterrotta d’ilarità. La gutturalità e la quasi incomprensibilità dei suoni che emette il contadino sono spassosi e incomprensibili allo stesso turista napoletano e spassose.

Biagio Izzo nel suo metaforico deserto vive delle contraddizioni esistenziali: cedere alle tentazioni di una vita comoda ma frenetica, assordante e destabilizzante, o vivere lontano dalle comodità e dalla tecnologia adattandosi a una vita più disagiata, ma più rilassante?

Nel suo disorientamento di uomo moderno, in bilico tra mondanità e deserto, il nostro Biagio si meraviglia, obietta, s’interroga, si fa prendere da attacchi di panico e, con il suo unico interlocutore dai tanti volti Francesco Procopio, crea a uno spettacolo piacevole.

Alla fine, dal proscenio del Cilea, Biagio Izzo salutava il pubblico e gli fissava l’appuntamento per il suo sopra citato nuovo lavoro: “Come un Cenerentolo”.

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