I due volti del silenzio

Riflessologia: 2011-

di Salvatore Cuozzo

I due volti del silenzio

In un mondo, un’Italia, anzitutto in una Napoli perennemente aggredita da trasgressioni selvagge, caos, rumori assordanti, il silenzio, valore prezioso per l’animo e la creatività umana, è tristemente sopito. Domina l’altra faccia del silenzio, quella che cova odi, vendette, delitti, omertà soggettive, politiche, laiche, talora religiose.

Per questi motivi il satanico nazi-fascismo, stalinismo, stragi di civiltà, anticristiane guerre avide d’oro, ipocrite pacificatrici sono nate, cresciute, hanno prodotto e continuano a produrre indisturbate i loro sanguinari effetti per poi essere semmai condannate a cose fatte. Sempre troppo tardi.

Per buona ventura non è oblio assoluto. Entriamo perciò nei luoghi del silenzio natura, conventi, monasteri, laddove meditazione e preghiera elevano l’anima – non trascurando comunità laiche perseguenti valori umanitari e di pace – che possono redimere e sublimare finanche affaristi senza scrupoli, guerrafondai assetati di potere, mistificatori di verità cristiane, politiche, filantropiche.

Perseguire pertanto i benefici del silenzio, si può, senza di cui falsità, ingiustizie, comportamenti stolti, patologici, prevalgono su umanesimi, razionalità, saggezza, dunque, sulla formazione in tal senso degli individui, a iniziare dalle istituzioni, passando per pedagoghi, psicologi, sociologi, genitori e insegnanti.

Sono proprio questi operatori del sociale dai loro importantissimi avamposti, ad avere il ruolo e la responsabilità più gravosa: trasmettere ai più piccoli, cultura e modelli di vita atti a generare adulti liberi, giammai prostrati, gregari, o peggio psicopatici ma equilibrati mentalmente e socialmente.

Affinché ciò avvenga nel miglior modo possibile, occorre che gli insegnanti siano forniti di adeguata professionalità, profonda conoscenza pedagogica, amore per la professione, supportati da un’adeguata politica scolastica, da gratificazioni economiche conformi all’importanza del ruolo e da genitori a loro volta informati pedagogicamente, capaci di non recapitare alla scuola bimbi educati male, complessati o viziati per eccesso d’amore, o peggio per autoritarismi, negligenze, o dissennatezze.

Comportamenti, questi, che contrari a ogni ragionevolezza e dettame educativo, rendono i bambini difficili da gestire quand’anche impossibile. Genitori, quindi, che siano capaci di rapportarsi con i propri figli in serenità e amorevolezza, al fine di non forgiare adulti disturbati mentalmente, violenti, asociali, persino maniaci.

Problema sociale, che assume caratteri drammatici soprattutto in una Napoli, che non assicurando, più che altrove, istruzione a ognuno, produce vittime innocenti: malcapitati alunni, che prole di genitori indigenti, emarginati, non alfabetizzati, rovinano ineluttabilmente anche loro nell’evasione scolastica, o verso tragiche esistenze ai margini della società. Pertanto, vittime sacrificali di ciniche amministrazioni. Nello stesso tempo carnefici inconsapevoli di se medesimi.

E’ però questione affrontabile non tanto dal lontano Stato, quanto dalle istituzioni locali, tanto più napoletane, in questo massimamente inefficienti/svogliate, realizzando quel mai compiuto progresso soprattutto civile, culturale, ed economico, imprescindibile a condurre Napoli, come ogni iniqua comunità, sempre più prossima ad alti livelli civili d’innumerevoli città italiane amministrate come di sacrosanto dovere al meglio. Assisteremo mai a una siffatta unità d’Italia?

 

 

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